SCUOLA. LA PIACEVOLEZZA DI ESSERE STATO BAMBINO PER UN GIORNO

Il corsivo 

 Non esiste cosa più bella che colloquiare con i bambini, specialmente se questi ti coinvolgono ad argomentare spontaneamente temi che ti toccano l’animo e la passione.  L’altro giorno mi è capitato di essere ospite in una scuola elementare di Sulmona, in provincia de l’Aquila, l’Istituto Comprensivo "Giuseppe Lombardo Radice - Ovidio" la cui dirigente scolastica è  Angela Caputo. Bene. Qui, ho socializzato con gli scolaretti di terza elementare, della sezione “B” avendo donato loro un aquilone che avevo comprato qualche giorno fa dal mio giocattolaio di fiducia. E non è neppure mancata l’occasione di scendere giù, in mezzo ad un fazzoletto di verde retrostante al plesso scolastico per far svolazzare il “rombo” colorato fra le nuvole bianche spiccanti nel cielo sereno. Momenti d’intensa aggregazione e spensieratezza fra me e quei bellissimi bambini  sotto gli occhi vigili della maestra Luciana Fusco. Poi, fra una merendina e l’altra, il momento clou in classe con la lezione di giornalismo: Che cosa è la notizia? Dove nasce e come si classifica per renderla sensazionale? Qual è il criterio con cui si redige un articolo? Domande susseguite velocemente, tra una risata e l’altra, cariche di entusiasmo e voglia di sapere. La maestra Luciana,in modo misurato e senza eccesso, moderava gli interventi mantenendo la relazione costante  fra me i pargoli come se fossi stato uno di loro, incitandomi ad usare un linguaggio appropriato. Ma io  ero già uno di loro,  senza che la maestra se ne accorgesse di quanto  fossi contento. Un fastidio enorme la cravatta, la giacca grigia, per nulla intonate all’ambiente incantevole in cui i bambini  sviluppano la propria crescita scolastica quotidianamente. Insomma, sono stato veramente bene, fuori dagli schemi organizzativi della mia vita di tutti giorni. In verità mi sono sentito come un leone senza il titolo di re della foresta. Io non sono stato nella giungla di agglomerati urbani, ma in un angolo di paradiso vigilato da tantissimi angeli desiderosi di esplorare il mondo dell’informazione e della comunicazione.Questa, per me, l’unica attenuante  come nel sentirmi oggetto e soggetto di un  epilogo, forse irripetibile, ma sicuramente di grande valore che mi ha dato la possibilità di degustare il sapore della piacevolezza di essere infante  gioioso per aver  consumato, in un giorno d’inizio di primavera, momenti colorati e sotto gli occhi  dei stessi alunni puntati su di me come riflettori del faro in mezzo al mare e le orecchie  facenti  da antenne per recepire il messaggio della comunicazione e dell’informazione, metodologie giornalistiche attraverso  illustrazioni salienti del cronista che lavora con l’intento di informare stimolando  la curiosità e l’interesse costante del lettore verso l’organo d’informazione più  antico del mondo, il cosiddetto, qui in Italia, “foglio”,  ovvero il primo quotidiano della storia  stampato in Inghilterra  nel 1702, quando il giornale non aveva la stessa funzione  che hanno i quotidiani di oggi.Per tutto il Settecento e per una buona parte dell’Ottocento il giornale fu una pubblicazione di carattere quasi specialistico per non dire di élite.Si occupava quasi esclusivamente di politica, di letteratura e di scienza. Nel 1855 nasce cosi, il Daily Telegraph aprendo i battenti all’informazione di “massa”, al costo di un solo penny. Numerose le domande degli alunni, dicevo, che hanno mostrato ognuno la propria voglia  di sapere, capire  cosa accade nel mondo dell’informazione e in particolare della carta stampata pur avendo iniziati a tale età a padroneggiare  sul web. Insomma, per questi scolari, tenersi informati sì, ma senza risparmiare l’emozione di sfogliare le pagine con la piacevolezza di voler capire, contestualmente, come si scrive un articolo, partendo dalla regola delle 5 W ( cosa, chi quando, dove, perché) che devono essere presenti  in ogni articolo in stile anglosassone.Ma la batosta me la son presa quando, parlando di cronaca, Francesco, un vispo pargoletto mi ha interrotto menzionandomi Chronos, il dio del tempo nato come mito per spiegare i cicli dell'anno agricolo e gli aspetti connessi alla fecondità e successione del regno; finirà poi, per assumere un nuovo significato: il tempo che divora tutte le cose che egli stesso ha creato. Ma io per un giorno, in quella scuola, sono stato  bambino felice. E  il ricordo non finirà mai divorato dal tempo…Alla faccia di Chrons…MARAMEOOOO!!!!

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Buon Natale