PESCARA. ECCO LA SOLUZIONE DEL DELITTO DI AVETRANA: FILOSOFO DELL' ANTICA SCIENZA DI ERMES RISOLVE CLAMOROSAMENTE IL PIU' INGARBUGLIATO EQUIVOCO DELLA STORIA
PESCARA -
Passeggio per le strade di
Pescara, m’imbatto nella Piazza Duca
degli Abruzzi, mi vedo d’avanti agli occhi un manifestino affisso sull’
ingresso di un negozio di mobili sul quale c’è scritto: “Messaggio di
solidarietà - la soluzione del delitto di Avetrana, un madornale errore di
Sabrina Misseri: Tanti anni di carcere per nulla”. M’investe una sottile
sensazione di compiacimento, anche se l’animo è scosso per chi è in galera.
Esulto quando leggo altre righe sull’ annuncio che cosi recitano: "Un
filosofo dell’antica scienza di Ermes risolve clamorosamente il più
ingarbugliato equivoco della storia”. E domando a me stesso: Può un giornalista
far finta di non vedere?...Peraltro quando la curiosità persiste al punto di
incitarmi a conoscere la persona che ha affisso il manifestino sull' ingresso di quel negozio
sul quale noto perfino un indirizzo web personalizzato. Estraggo dalla borsa lo
smart phone, navigo sulle pagine del web,“apertusliber.com” e vedo le righe
trascritte che cosi recitano: "La verità del delitto di Avetrana stava
sotto gli occhi di tutti, ma l’enorme confusione portava dubbi e generava
divisioni d’idee". Righe dalle parole semplici, ma abbastanza significative
per indurmi a riflettere sulla personalità di Ermando Danese, e cioè del filosofo dell'antica scienza di Ermes, che
rievoca un fatto che ha scosso milioni di italiani, tutti raggirati da una
stampa insensibile e da una televisione forse da rottamare. Per non parlare
della giustizia sempre più lontana dalla verità. “Sabrina voleva molto bene
Sarah - scrive Danese sul web - e il
fatto che la portava con sé lo dimostra.
Gli stessi filmati, che Sabrina faceva frequentemente a Sarah, lo confermano.
Si noti la scena del gelato che Sarah mangia al Mc Donald, fa tenerezza.
Sabrina le dice che non sa mangiare, che si è sporcata, e lei si pulisce col
tovagliolo. Quindi, se Sarah poteva frequentare il mondo dei ragazzi più
grandi, era grazie a Sabrina. Lei ne era la sua protettrice e si sentiva tale.
Lo stesso Ivano Russo ha detto in una intervista che“Sabrina era la protettrice
di Sarah” ciò è ampiamente dimostrato nei vari video, dove si vede Sarah sempre
seduta vicina a Sabrina, e quando Sabrina cammina, lei la segue sempre come un
pulcino segue la chioccia. Sabrina fu la promotrice della fiaccolata e di altre
cose ad Avetrana per ritrovare Sarah. Eppure dopo il suo arresto, molte persone
le puntarono il dito contro soltanto perché appena dopo dieci minuti dalla
ricerca di Sarah aveva esclamato: "L’hanno presa, l’hanno presa!"
Pensando che lo avesse detto come un
tentativo di depistaggio. Ma la soluzione si trovava nelle due chiavi
poste nelle Mani della signora Concetta: una di queste scagiona Sabrina e l’
altra rivela il movente dell’ omicidio da parte di Michele. E cioè forse se si sarebbe confidata con la sorella,
cioè con la moglie di Michele, Cosima, cosi tanto per parlarne, Sarah sarebbe
viva. Questo lo dice la stessa Cosima: "Se mi avessero detto dei 5 euro
che Michele le regalava raccomandandosi di stare zitta, lui che non dava mai un
centesimo a nessuno, mi sarei allarmata, avrei fatto delle domande, forse l’
avrei salvata". In questo modo Cosima, vista dalla sorella come una
possibile assassina della figlia, nella realtà era quella che l’ avrebbe potuta
salvare. La mattina dello stesso giorno, secondo Concetta Scazzi, sua figlia si
alza e alle otto va da Sabrina Misseri, la cugina che abita in via Deledda.
Alle 10, ricorda la madre, Sarah torna a casa ed esce di nuovo per comprare una
crema di bellezza alla cugina che lavoricchiava come estetista in casa, nella
stanza lasciata libera da Valentina, la sorella sposata che vive a Roma. Poi
Sarah è tornata a casa Misseri, fino allora di pranzo, rientrando a in Vico
Verdi II verso le 12. 30. Alle 13.00 Sarah
ha accompagnato il padre in macelleria, per rincasare insieme a lui
venti minuti dopo. Sabrina ha raccontato che quella ultima mattina che
trascorsero insieme, Sarah le chiese come al solito se la adottassero. Poi,
prima di andarsene le diede un bacetto sulla guancia dicendole: "Mi
raccomando, se si va al mare, chiamami".
Fu l’ultima volta che Sabrina vide Sarah”. Storia triste, che ha riempito pagine di scrittura, le righe illustrano lacrime amare e vite spezzate per colpa di circostanze ingarbugliate, dovute a fraintendimenti, per non dire a finti equivoci, fino a suscitare nuvoloni di polvere e tangibili confusioni per colpa delle spettacolarizzazioni televisive. Un vero e proprio sciacallaggio improvvisato e lontano dalla verità, lontano dalla logica e dal ragionamento su come due persone stanno in galera senza averne colpa. E non ha torto Ermando Danese, quando scrive che la verità è lì, dove non si guarda mai. E lo scrive facendo riferimento a un vero e proprio guazzabuglio che non farebbe certo bella figura in un testo ermetico, dove per il profano appare impossibile distinguere la verità che si nasconde nell'allegoria. "Infine - scrive ancora Danese - Cosima è finita in carcere perché sembra che inseguisse Sarah con la macchina dopo che era fuggita da casa Misseri intorno alle 14.00, cioè mentre la stessa Sarah riposava con la madre nel letto matrimoniale e la signora Cosima stava riposando con la figlia Sabrina ugualmente nel letto matrimoniale". Un caso, questo della povera Sarah Scazzi, che si rivede nella cattiva gestione della giustizia. E che per questo dovrebbe essere riaperto, ristudiato, non tanto con i dettami della giurisprudenza, ma con il buon senso, l'umiltà di avere coraggio di farsi da parte, giornalisti e pseudo in primis.