Roma (Palazzo Chigi) - Apre i battenti e dal Balcone, Luigi Di Maio grida al popolo: "Ce l' abbiamo fatta". Poi scende in piazza: "Da oggi l'Italia cambia. Abbiamo abolito la povertà; il reddito di cittadinanza ci sarà; i pensionamenti andranno a quota cento; miliardi di investimenti per le infrastrutture". Insomma, qui si spera che Di Maio possa essere il salvatore promesso al popolo italiano per una nuova epoca di pace e prosperità. D'alrtro canto nei giorni scorsi il sangue raggrumato di San Gennaro nell' ampolla si è liquefatto. Miracolo?... Un fatto è certo: bisogna scherzare poco sulla frase 'povertà cancellata', poiché non è la prima volta che le parole di Di Maio coincidono con le parole di certi grandi di un tempo."Aboliamo la povertà", termine sul quale perfino Salvini, suo alleato, ci ha scherzato. Ma pochi sanno che la stessa frase fu pronunciata da un politico di spessore, Ernesto Rossi, peraltro giornalista antifascista ed economista italiano, meridionale, precisamente di Caserta, nato il 25 agosto 1897 e morto a Roma da parlamentare, rappresentante del Partito d'Azione. Rossi, che puntava l'indice contro il capitalismo proponeva come obbiettivo quello di "Abolire la miseria" imponendo riforme di fondamentale importanza come quella agraria: terra a chi la coltiva, ed estendendo servizi pubblici e bisogni essenziali: cibo, alloggio, istruzione, assistenza sanitaria a tutte le categorie sociali. La striscia” della miseria - diceva il giornalista parlamentare - tenderebbe ad accorciarsi rendendo meno eclatanti talune storture del capitalismo". Resta dunque il concetto di Matteo Renzi: "Dicono di aver abolito la povertà per decreto - ha detto l'esponente di spicco del Pd - Nei prossimi due anni vedremo le conseguenze devastanti delle scelte di oggi. Chi si basa su condoni e assistenzialismo non ha futuro".