di per sé scelgono di svolgere tale attività per offrire alla Chiesa un servizio basato sulla disponibilità umana, sociale e, pensate soprattutto, culturale. Credeteci. Ce ne dà atto Pasquale, il sacrestano della parrocchia di San Filippo Neri, a Frattamaggiore, cittadina capofila nell'area metropolitana a nord di Napoli. Qui svolge la professione sacerdotale, don Nicola Giallaurito. Bene. Pasquale, uomo attivo e carico di spirito verso il prossimo, fa un mestiere che spesso non è considerato, almeno dai più disattenti. Ma il suo parroco don Nicola a cui rivolgo la prima parola ,alza la mano e senza mezzi termini dice: "Non esiste altro che la mia gratitudine come quella di Pasquale verso una figura dalla quale dipendo sia sul piano umano sia professionale. Don Nicola, indirettamente con queste parole si fa portavoce dei tantissimi sacrestani sparsi per la Penisola i quali compongono una categoria di lavoratori ai quali è difficile dare un preciso profilo professionale a causa del clima di riservatezza nel quale essi stessi lavorano. Sappiamo bene tutti noi che ogni mattina questi uomini si alzano presto, suonano le campane e, conseguentemente, si interessano delle suppellettili della chiesa e della sacrestia stessa. Tutto ciò sembra poco, ma non è così. Questa categoria di lavoratori, e nel caso specifico Pasquale, oltre a regalare alla popolazione la dolce melodia del tintinnio mattutino delle campane che richiamano i fedeli alla preghiera, svolgono un lavoro che richiede un grande equilibrio psicologico per un servizio altamente sociale: servire anche i preti. Il sacrestano, dunque, è un uomo sempre pronto e disponibile. Inoltre, deve avere la capacità di non intromettersi nel lavoro del prete. Insomma, non sconfinare. “Anche se lavoro da decenni in questa parrocchia – dice Pasquale - accanto a don Nicola, basta avere buon senso e tutto scorre come l’olio”. Poi aggiunge: “Avere discrezione diventa un fatto naturale, anche perché il sacerdote già di per sé è riservato”. Ecco, questo è il profilo attitudinale di chi oggi espleta il mestiere di sacrestano. Anticamente questa attività rientrava nell’ ambito lavorativo dell’ostiario, ma già nelle decretali di Gregorio IX (lib. I, tit. XXIV) è trattato come ufficio a parte, con i suoi speciali diritti e doveri. Oggi, nelle chiese cattedrali e collegiali, l’ufficio di sacrestia è retto da un sacerdote al quale spetta la cura, oltre che degli arredi sacri, anche della conservazione decorosa dell’eucarestia, degli oli sacri, delle reliquie come pure l’ordine delle funzioni e in genere la direzione del servizio liturgico. Le stesse decretali nominano anche il “custode, una specie di supplente e coadiutore del sacrista.