VESUVIUS, TI ODIO!

Ti diverti. Con questa tua aria naturale, pittoresca, poetica, hai sedotto quel pessimista di Giacomo Leopardi con la scusa delle ginestre. Hai preso per i fondelli perfino Emily Dickinson, poverina...che non era neppure bella persona 

 
NAPOLI - Guardate questa foto, l' ho scattata prima di fare una corsetta sul lungomare. Nello sfondo il Vesuvio, oggetto e soggetto di tanta scrittura poetica e narrativa. Per non parlare della scrittura scientifica e artistica. E ancora, giornalistica che offre al visitatore o turista, che sia, diversi sguardi sul territorio. Ma a me questo Vesuvio mi suscita antipatia; più lo guardo e lo contemplo, più mi convinco che è uno scugnizzo maleducato che si serve del suo fascino per attirare la gente, uomini e donne, vecchi e bambini, ignari della sua pericolosità. Lui, Vesuvius, in realtà sta li a minacciare con quella sua aria di spavaldo che ti fa capire che prima o poi si infuria con la lava che ha in corpo. Complice, la brezza, quel leggero vento che si ripete con regolarità nelle stesse ore del giorno, rendendo le onde del mare antistante uno strumento armonioso di rilassamento. Uno spettacolo. Un soggetto per la  pittura artistica. Ma lui è li che si specchia nelle cque come un narciso; senza parlare minaccia chi lo guarda a lungo,  osservadolo e capisce. Vero Vesuvius?...Tu ora mi stai dicendo: "La lava che ho in corpo, prima o poi ti ingoierà, ti pietrificherà come quella "signora romana" di nome Pompei". Ed io aggiungo: Come Ercolano, Oplonti, Stabia e molti altri insediamenti dei quali non se ne parla mai? Quanto sei antipatico Vesuvius. Tu ti chiami Vesuvius. Il tuo nome è  volgare come l' eruzione di ceneri e gas che prima o poi farai. Distruggerai e seppellirai paesi intorno a te. Già "Plinio il giovane" se ne accorge della tua cattiveria e scrive subito una lettera al suo amico Tacito informandolo il 24 agosto del 79 d. C. Ebbene Plinio Scrive: "Verso l' una del pomeriggio, spuntava una nube fuori dell' ordinario, sia per grandezza, sia per aspetto. Ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi in seguito che era il Vesuvio): nessun' altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la figura e la forma. Infatti slanciatasi in su come se si sorreggesse su di un altissimo tronco - scrive ancora Plinio a Tacito - si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare rami; credo che il motivo risiedesse nel fatto che, innalzata dal turbine subito dopo l' esplosione e poi privata del suo appoggio quando quello andò a esaurendosi, o anche vinta dal suo stesso peso, si dissolveva allargandosi: talora era bianchissima, talora sporca e macchiata, a seconda che aveva trascinato con sé terra o cenere". Ecco, da allora hai eruttato molte altre volte. E sei il vulcano sul continente europeo ad aver eruttato più volte negli ultimi cento anni. Oggi sei considerato uno dei vulcani più pericolosi del mondo a causa della popolazione di 13 comuni dell'area che contano circa 700mila abitanti nelle vicinanze e per la tendenza verso violente ed esplosive eruzioni del "Pliniano genere".Ti diverti con questa tua aria naturale e pittoresca, poetica. Hai sedotto quel pessimista di Giacomo Leopardi con la scusa delle ginestre. Hai preso per i fondelli perfino Emily Dickinson, poverina...che non era neppure una bella persona; di per sé riservata e complessa ragazza seppur poetessa di alto respiro. L' hai fatta innamorare di te pur non avendo mai voluto incontrarti per la sua scelta di vita, non le piaceva viaggiare, restandosene in casa con suo padre. Sei stato capace di trasformarle quel linguaggio suo e unico che rappresentava il potere sovversivo e violento della poesia nei tre sonetti del Canzoniere pubblicato subito dopo la sua morte, dalla sorella Lavinia. In questo poema che si compone di 1775 frammenti o tessere Emily Dickinson parla di sé servendosi di metafore che definiscono una figura interiore che vive in conflitto con il ruolo sociale che rischia di soffocarla.Tutto questo ispirandosi a te, volgare scugnizzo e ipocrita Vesuvius. La Dickinson nasce da Amberst nel Massachusetts il 10 dicembre del 1830, e qui muore nel 1886. Nella sua scrittura poetica testimonia la notorietà e il fascino che da sempre ha esercitato il Vesuvio nel mondo e la sua grande forza evocatrice.Vesuvius!!!.. sarai anche bello e attraente, meridionale, cugino di Etna, ma sei pur sempre Vesuvius... scugnizzo ipocrita...Ti odio!
  
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