Un lavoratore
che ha vissuto per il piacere e la passione di svolgere un mestiere
in via estinzione, il lustrascarpe, mantenendo la tradizione sua di tre generazioni e promuovendo nel contempo la figura di lustrino dell'Italia meridionale
Sossio Casillo
"Ho 76 anni e lavoro ancora. Questo mestiere lo farò fin quando sarò vivo”, disse nel 2016 durante una intervista lo sciuscià di Frattamaggiore, l'ultimo di Città Metropolitana a Nord di Napoli. Cosi Sossio Casillo è morto all'età di 83 anni nella sua bottega al civico 208 di Corso Durante, nella tarda mattinata di sabato 21 gennaio, mentre lustrava le scarpe. Colpito da un improvviso malore dovuto forse a qualche acciacco pertinente all'età.
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Nel periodo del dopoguerra e delle grandi migrazioni degli italiani negli Stati Uniti, chi si guadagnava da vivere facendo il lustrascarpe per le strade veniva chiamato sciuscià. Termine storpiato dal dialetto napoletano che si riferiva invece già nel '45, durante l'occupazione statunitense in Italia e in particolare a Napoli, alla dicitura inglese shoe shiner, che stava ad indicare gli adolescenti dai 6 a 12 anni, i quali svolgevano l'attività di lustrascarpe. Ma Sossio Casillo incalza nell' intervista sostenendo che già prima a Frattamaggiore e cioè nel 1870 i suoi avi facevano questo mestiere: “Umile e che ti umiliava”- Ora il lustrino di Frattamaggiore è nella storia della sua città. E la sua impronta rimane indelebile nel tessuto socio-culturale della Campania e dell'Italia meridionale. A Casillo lo ha ricordato il sindaco di Frattamaggiore Marco Antonio Del Prete, partecipando al dolore dei familiari.
Ma già negli anni precedenti, il sindaco Enzo Del Prete ed ex consigliere provinciale volle Casillo in Municipio per premiarlo con un attestato in pergamena e una targa d'argento per aver esaltato con impegno nel lavoro il mestiere di lustrino e la passione, contribuendo cosi a sostenere la cultura tradizionale del Mezzogiorno.
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