CASTELLAMMARE DI STABIA (NA) - "L’informazione è un bene comune della nostra società, bisogna difenderlo sempre”. Uno slogan? No, semplicemente uno sfogo. Rabbia di chi mette il cuore prima della mente in una professione quale quella del giornalista, cronista che sia. La stampa è medicina della collettività e per questo va tutelata, difesa. "Oggi tanti sono i giornalisti minacciati, soggetti ad atti intimidatori o violenze e sotto scorta, ciò non può e non deve essere accettato" - ha detto ancora Salavatore Campietiello, consigliere dell' Ordine dei giornalisti della Campania è presidente dell' Assostampa Campania Valle del Sarno - La gente comune, le istituzioni, le agenzie educative, tutti devono scendere in campo con e per i giornalisti che rappresentano l’Informazione. Il giornalista non può restare solo, debole bersaglio di criminali". Parole dal sapore amaro, ma di grande significato, con riferimento alla Sala Stampa dedicata al giornalista Giancarlo Siani, nella Casa Comunale di Castellammare di Stabia. Siani fu trucidato nel 1985, a 26 anni, da personaggi appartenenti ad una organizzazione criminale nell' adempimento del suo dovere di "cronista di nera".
Così domenica 13 novembre al terzo piano del Municipio di Castellammare il sindaco Gaetano Cimmino ha scoperto una targa sulla quale è scritto il nome e cognome del giovane cronista de "Il Mattino di Napoli", il quotidiano più antico del Mezzogiorno d' Italia. E ha detto: "La sala stampa Siani è un punto di riferimento per la città di Castellammare di Stabia, in termini di libertà d’informazione, trasparenza, democrazia". E di democrazia e libertà di informazione, non è mancato a parlarne il presidente dell' Ordine Nazionale dei Giornalisti, Carlo Verna, che ha ricordato il ruolo dell’Ordine dei Giornalisti atto a garantire, appunto, la libertà, la tutela e la difesa dei giornalisti. Da parte sua, il portavoce del primo cittadino e giornalista Francesco Ferrigno ha sottolineato l’importanza per aver realizzato un luogo sicuro, una "Casa del giornalismo" in un periodo storico durante il quale spesso i giornalisti sono additati in mal modo o addirittura minacciati.
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