ABUSIVISMO EDILIZIO, QUANDO L' ISTITUZIONE DORME NEL PIRANDELLIANO CONTESTO

Ecco come, quando e perchè l'abuso edilizio diventa dimora fissa dell'uomo

L' abuso edilizio è frutto della  politica incapace di progettare e realizzare il Piano Regolatore. Poi c'è l'inadeguatezza dell' istituzione preposta all' esecuzione di abbattimento della struttura abusiva, che dorme per decenni senza mai decidere se demolire o no l'abitazione ormai messa in piedi da quella tale famiglia che cresce i figli educandoli nella cultura dell' abusivismo, con la speranza che arrivi il tanto atteso condono edilizio. E non è tutto, perché se arriva l' abbatimento della casa reclamizzando la legalità, si irritano perfino i nipoti del nonno abusivista al quale domandano: "Nonno che hai fatto di male per subire questa azione?". Quando i controlli mancano per cui l'abbattimento non è immediato, ma diviene decennale e in taluni casi addirittura ventennale o trentennale, la casetta, seppur abusiva, diventa dimora fissa dell'uomo, sacra, che rende orgoglioso il nonno abusivista per aver realizzato qualcosa di positivo nella vita; diventa eredità sottoscritta in favore dei congiunti. E come da paradosso l' erede talvolta è un giovane studente di giurisprudenza con il pallino di diventare un giorno magistrato al servizio della giustizia, della legalità nella difesa dell' ambiente. Quindi, non  mancano uomini, seppur magistrati, diventati inconsapevolmente proprietari di qualche casa costruita abusivamente.

Ecco, questa è la circostanza politica e sociale, per non dire pirandelliana, nella quale si vede una palese contraddizione. Inoltre la politica nazionale non fa nulla. I politici non sanno fare nulla se soltanto fare passerelle alle campagne elettorali; imparano discorsi a memoria sulla legalità che neppure loro, da figli giovincelli e nipoti che siano stati, non hanno appreso. Poverini anche loro. Politica e magistratura, l'una contro l'altra, sono la guerra dello Stato contro lo Stato di un Paese libero - dicono -  in cui tutti sono chi di più, chi di meno, ereditieri di qualche casa costruita dal nonno abusivista. Ma queste sono fantasie del giornalista pirandelliano che scrive e sorride. Punto. Per il resto non c'è l' insulto nè mancato rispetto per alcuno se soltanto un ricordo indelebile. E cioè il drammatico epilogo di Eboli nel giugno del 2017. Ebbene, un pensionato, Salvatore Garofalo, 64 anni, fu colpito dal malore mentre gli demolivano la casa. Un infarto gli costò la vita dopo aver creduto per anni nell' arrivo del condono edilizio. L' anziano uomo viveva sotto quel tetto insieme alla moglie e aveva tre nipotini, rispettivamente figli di tre dei suoi figli. 

Un episodio dalla cui dramamticità suscitarono le dimissioni dell'allora senatore
Ciro Falaga, firmatario del Disegno di legge Falanga (più comunemente detto Ddl), che poteva regolare le demolizioni degli edifici abusivi con una sanatoria. Ma il tutto a un passo dall' approvazione definitiva da parte del governo non andò a buon fine. Anzi, qualcuno asserì che  "l' applicazione di una tale legge non avrebbe avuto alcun limite di tempo, a differenza dei tanti vituperati condoni". Come per dire che chiunque un domani avrebbe potuto edificare una villa o una casa in una vallata, su una costa, in una zona di pregio, in qualunque zona, anche sottoposta a vincoli, legalizzando in modo permanente l'abusivismo edilizio, invece di bloccarlo". Per qualcun altro, invece, quel disegno di legge prevede una classifica delle priorità per l’abbattimento. All’ultimo posto della classifica c' è l'abuso per necessità, ossia non si procede all’ abbattimento della casa di chi non ha un alloggio alternativo". Di qui qualche domanda sorge spontanea e per nulla pirandelliana: Accadrebbe tutto questo se le istituzioni preposte al controllo del territorio esercitassero una tale attività correttamente? Accadrebbe tutto questo se i politici studiassero un po' per progettare e realizzare i Piani regolatori? Il manufatto diventa nel tempo dimora fissa dell'uomo. Ed è peccato abbatterlo, suscitando tremore a chi nel tempo si aspetta il condono invece che le ruspe.

 
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